Chi siamo

Mi chiamo Bruna Osimo e ho promosso questo comitato “Buongiorno Democrazia!” dopo avere sentito la proposta di Ivan Scalfarotto dei “Comitati Ritorno al Futuro”.

Bruna Osimo

Tra i temi possibili ho scelto la Democrazia. Le persone che per prime hanno dato la disponibilità e che ringrazio, sono tutte diverse per età, genere, esperienza professionale, esperienza di impegno sociale e politico.            

Ci accomuna l’intento di portare il confronto sulla democrazia fuori da una cerchia ristretta e riservata e renderlo aperto alla gente comune, popolo ed élite.

La politica per me è sempre stata una passione. Ero una teen ager, quando il diritto allo studio, la fine della guerra nel Vietnam e la fine della segregazione razziale negli USA erano i temi che già dall’estate del 1967 animavano manifestazioni e assemblee. Nel 1969 mentre concludevo il liceo e preparavo la maturità succedeva di tutto nel mondo che mi circondava. Nell’aprile veniva assassinato a Memphis (USA) Martin Luther King, leader e simbolo della lotta non violenta per l’affermazione dei diritti civili della popolazione di colore. Quel giorno Robert Kennedy – ministro della giustizia durante la presidenza del fratello John, assassinato a Dallas nel novembre del 1963 – era a Indianapolis impegnato nella campagna elettorale per la nomination alla Casa Bianca. La figlia racconta che quella sera la polizia esortava il padre ad annullare il previsto incontro con la popolazione in un quartiere abitato dalla gente di colore e che lo scortò solo fin nelle vicinanze. Bob, raggiunto il luogo, iniziò il suo comizio dicendo alle persone lì raccolte che lui li capiva, capiva la loro rabbia perché anche lui aveva perso un fratello in quel modo. Nel giugno del 1969 anche Bob Kennedy venne assassinato dopo la vittoria alle primarie nello stato della California, vittoria che lo avrebbe portato alla nomination nel Partito Democratico.    

Appartengo a una generazione che tra la metà e la fine degli anni settanta, dopo avere subito il fascino delle rivoluzioni, in una Italia tormentata da stragi e da atti di violenza eversiva maturati in frange della estrema destra e della estrema sinistra, si trovò a scegliere quale fosse la strada da perseguire. Scelsi il modello riformista delle democrazie liberali, allora dette occidentali. Un sistema per sua natura imperfetto e riformabile, dove era possibile sognare di coniugare libertà e miglioramento della vita di tutti, legando insieme nello sviluppo economia e democrazia. Da un paio di anni il vacillare del sogno europeo e la sconfitta cocente del progetto di riforme in Italia mi hanno spinto a muovermi in prima persona per dare un contributo alla ripresa della costruzione di una comunità, inclusiva di nativi e di immigrati, capace di rafforzare le basi di una vita fatta di comportamenti e prassi democratiche. Una democrazia aperta, capace di non soccombere agli urti della violenza, e di rigenerarsi correggendo imperfezioni e debolezze. Una democrazia che poggi anche sul desiderio delle persone di impegnarsi, di prendersi la responsabilità di rafforzare l’appartenenza a una comunità, lasciandosi guidare dalla stella della Felicizia (parola presa a prestito dal discorso del presidente Mattarella la sera del Capodanno 2018).  

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