La semplificazione. Un aiuto all’esecuzione che resterà in eredità al futuro del nostro paese. Ma non basta.
di Bruna Osimo
Una rivoluzione copernicana in un paese che ha portato l’artigianalità nell’industria, puntando al successo con la bellezza del prodotto ma spesso mancando nella capacità di “collegare obiettivo e risultato” alla dote del pianificare. Il 30 giugno «l’Italia ha raggiunto nei tempi previsti tutti e 45 i traguardi e gli obiettivi indicati dal Piano Nazionale di Ripesa e Resilienza (PNRR) per il primo semestre del 2022 … e il Ministero dell‘Economia ha comunicato di avere inviato alla Commissione Europea la richiesta relativa al pagamento della seconda rata dei fondi».[1]
Avevamo già affrontato il tema allorché il paese si preparava a ideare il PNRR. La riflessione di oggi è dedicata alla esecuzione, agli avanzamenti e al sistema delle regole in una conversazione con Antonio Santangelo che unisce una formazione matematica a quella sociale e che ringrazio per la sua disponibilità.[2]
D. Prima di tutto ti chiederei di fare un quadro della situazione PNRR.
R. Farei una premessa sul mio punto di vista, una cosa che mi ha insegnato mio figlio … non sono un esperto di Pubblica Amministrazione, sono un discreto lettore di economia e da anni mi sono occupato di innovazione, dunque il mio sguardo sui provvedimenti legati al NextGenerationEU (NGEU) è uno sguardo dall’esterno su alcuni aspetti con competenze molto approfondite e su altre sono un osservatore che cerca di capire una partita molto complessa.
D. Scusa se ti interrompo, perché sei partito da «non sono un esperto di Pubblica Amministrazione» invece di iniziare da «per anni mi sono occupato di innovazione»?
R. Perché lo sviluppo del NGEU è molto legato alle competenze di Pubblica Amministrazione che noi abbiamo perso e questo potrebbe farci incorrere in un disastro, ed è bene esserne consapevoli per evitarlo. Per essere più chiari, abbiamo complessivamente meno addetti di Francia, Germania o Olanda … soprattutto ci mancano competenze specifiche che servirebbero, come project manager, ingegneri, matematici.
Inizierei col dire che il PNRR rappresenta per l’Unione Europea un salto di qualità importantissimo. Alla crisi generale provocata dalla pandemia si sarebbe potuto rispondere paese per paese oppure in modo unitario e questa seconda è la scelta che è stata fatta. Non subito, ricorderai … all’inizio c’è stata competizione tra i paesi per mascherine e farmaci, poi però è stata fatta la scelta di comprare come UE i vaccini e distribuirli a tutti. Per la prima volta non si distribuivano soldi – logica in cui è nato il mercato comune – ma si spendevano insieme per comprare vaccini per tutti. E questo è l’avvio verso una nuova Europa. Un secondo aspetto riguarda l’austerità che non viene cancellata ma si va verso l’individuazione di uno standard a cui tutti i paesi devono uniformarsi e chi si trova fuori deve fare di tutto per rientravi.
La logica è affrontare insieme le cose e venirne fuori insieme. Così nasce NGEU che è molto più ampio dei PNRR dei vari paesi. È un insieme di finanziamenti che vanno a coprire interventi diversi – per esempio di sostegno a cassaintegrati e licenziati, un altro sulle tecnologie – in più c’è il PNRR. Mentre sui fondi addizionali si usano i soldi messi a disposizione dai singoli paesi, con il PNRR si agisce per la prima volta con finanziamenti raccolti ricorrendo in solido al mercato internazionale e garantendo come Europa. Questa è una grande novità. Con il monte quattrini così recuperato di danno soldi ai vari paesi.
D. Ti ascolto e mi accorgo di non essermi soffermata su quest’aspetto … quasi fosse ovvio … Roland Barthes ricordava questa difficoltà di noi umani a dare valore alla forza dell’ovvio che scorre sotto il nostro naso.[3]
R. C’è una svolta a 360° … pensiamo a tutte le polemiche sull’austerità europea – con i paesi del Sud spendaccioni e quelli del Nord non si vogliono accollare i debiti della bella vita che si fa al Sud [4] – per la prima volta in solido si chiedono soldi e si garantiscono in solido … e questo fa anche sì che i fondi assegnati vengano divisi in due grandi categorie. Una parte viene data come fondi gratuiti e una parte come prestito che il paese deve impegnarsi a restituire … cosa che è bene che noi italiani tutti si abbia ben presente. Ogni paese è corresponsabilizzato come membro e come percettore con una parte gratuita e una parte di prestito. Tra tutti i paesi quello a cui sono stati assegnati più soldi è l’Italia.
D. Veniamo così all’Italia e al PNRR Italiano, come mai il nostro paese riceve più soldi degli altri?
R. Molti paesi non hanno voluto la parte di prestito e pertanto ricevono quote minori, mentre noi abbiamo accettato tutto. Forse altri paesi non si sono voluti caricare di debiti perché la loro finanza pubblica è messa meglio … o forse anche perché il PNRR prevede che il Paese che non riesce a spendere i soldi assegnati debba farsene carico (normale, è un problema di responsabilità). Una grande differenza tra il PNRR italiano e quello di altri paesi sta nel fatto che quei paesi – almeno quelli grandi come Francia, Germania, Spagna – hanno individuato priorità sulle quali intervenire in qualche modo per riequilibrare le proprie economie, e i filoni prioritari possono essere tre o quattro. Nel Piano Italiano non è rintracciabile una scala di priorità.
D. Secondo te come mai?
R. Due i motivi di fondo. Innanzi tutto siamo ancora «un paese a socialismo reale» dove lo stato interviene dappertutto, si occupa di molti aspetti che non dovrebbero riguardarlo e non fa molte cose che lo riguardano[5], c’è una visibilità a brevissimo … e fondamentalmente non c’è la capacità di uscire dal rapporto con le consorterie, un’infamia originaria che non appartiene solo agli ultimi decenni. E questo è il vizio originario. L’altro aspetto è che «questa incombenza» ci è capitata quando era operante una delle peggiori accoppiate esecutivo/primo ministro della storia della repubblica. Ricorderai che quando l’UE chiese il Piano abbiamo passato tre settimane con il primo ministro che indiceva a Roma incontri di ogni genere che prevedevano la presenza di gente di ogni tipo, che affidò a Colao un progetto «sparito dai radar» di cui esecutivo e primo ministro non si presero cura. Il PNRR è stato fatto raccattando tutto quello che capitava e quando l’Italia ha consegnato un Piano era solo apparentemente una cosa ordinata perché senza un filo conduttore. Eravamo prima dell’arrivo del governo Draghi e la valutazione del commissario Paolo Gentiloni fu (per carità di patria) «positivo … bisogna rimetterlo un po’ a posto» e dietro questa frase si può intravvedere un giudizio su tutta l’improvvisazione e l’incapacità di un pezzo di questo paese di lavorare sulla progettazione. Qualsiasi progetto europeo finanziato deve dire cosa si vuole fare, la situazione di partenza, gli obiettivi da raggiungere.
Se si progetta un servizio si deve fare un’analisi dell’attuale e introdurre una visione olistica … se voglio fare asili nido che mancano in un certo territorio, dovrò trovare parametri che ne giustificano la necessità e, sul piano dei risultati, dovrò dire anche quante madri potranno lavorare potendo mettere i figli al nido … e su questo insieme è richiesta una valutazione del progetto. Nella programmazione europea tradizionale, quella dei fondi strutturali (FSE; FESR) – una parte, come detto, di cui si compone il NGEU – l’Europa non chiede mai di rendere conto dell’output, cioè di quello che hai realizzato, ma solo di rendere conto di quello che hai speso; in genere riusciamo a farcela. Purtroppo però, ci sono regioni che anche con la programmazione tradizionale settennale non riescono a spendere tutti i contributi.[6]
Tutti coloro che prendono voce da partiti diversi per dire che bisogna rimettere mano al PNRR mostrano di non avere idea di ciò di cui parlano. Non solo la programmazione è durata un anno ma soprattutto ora siamo in un percorso diverso da quello della procedura classica della Commissione, quella tradizionale dove sull’esecuzione hai tempo sette anni. In questo percorso, oltre al fatto che si deve chiudere tutto entro il 2026, ogni sei mesi c’è una verifica di congruenza tra i soldi spesi e gli obiettivi dichiarati, e se non hai fatto quello che avevi promesso devi restituire i soldi che hai già ricevuto … come ho detto prima, il rischio è di trasformare un’elargizione gratuita in un debito. E caso mai ci fosse una valutazione di non congruità, dalla Commissione che è un organo tecnico si passerebbe al Consiglio Europeo o dei ministri economici dei vari paesi, un organismo politico con una procedura al momento non chiara e comunque diversa dalla quella tradizionale. Draghi si è ritrovato a dovere mettere a posto il PNRR … il suo governo ha abborracciato quello che c’era. Lo ha dichiarato in tutti i modi che non c’era tempo per rifarlo.
D. Quale è la peculiarità del PNRR italiano?
R. Il nostro PNRR è fatto non solo di progetti ma anche di riforme che sono la giustizia, la concorrenza, la semplificazione amministrativa, la pubblica amministrazione, il fisco e questo è il nocciolo duro del piano italiano. La Commissione ha messo in fila riforme che aspettano da anni e questo è il grande contributo dell’Europa all’Italia. E nel momento in cui ti dicono noi ti aiutiamo questo produce un cambiamento del mood … Prendiamo la pubblica amministrazione che non è fatta per gestire progetti, perché è fatta di avvocati, di letterati ma povera i di persone con conoscenze scientifiche, cioè ingegneri, fisici, matematici e tanto più se devi fare progetti in una logica di transizione ecologica … inoltre durante la pandemia si è scoperto che il re è nudo, prendi la sanità ti sei accorto che hai tagliato per anni la sanità pubblica
D. Si potrebbe dire che le riforme sono per il Piano italiano quello che le «priorità» sono nei piani di altri paesi? Sei d’accordo?
R. Direi che ci sono cinque sfide, cinque grandi temi sui quali intervenire … e sono semplificazione amministrativa, sanità, pubblica amministrazione, digitalizzazione, innovazione dell’industria. Questi temi sono da incrociare con aspetti di genere – cioè giovani e donne – e con il rapporto tra il Sud e il Nord … e visto quanto ci siamo detti prima a proposito di regioni che non riescono a spendere in sette anni questa è una spada di Damocle. Inoltre sono stati introdotti alcuni correttivi, tra cui la cabina di regia che comprende la presidenza del consiglio, il ministero per lo sviluppo economico e alcuni ministri che hanno a che fare con gli aspetti più rilevanti del PNRR cioè Colao, Giovannini, Franco. Questa cabina di regia ha il compito di supervisionare l’andamento delle cose anche sull’esecuzione.
D. Abbiamo qualche esempio virtuoso?
R. Avevamo due tagliole nel 2021 e le abbiamo superate … nella seconda scadenza a dicembre 2021 abbiamo raggiunto un obiettivo di semplificazione delle procedure e riducendo la media 200 giorni per ogni passaggio e questo miglioramento ci resterà per il futuro. Questo è un esempio delle azioni di regolazione messe in atto dalla cabina di regia [7]…
D. E questa semplificazione rende più facile fare i controlli?
R. No, rende più facile l’esecuzione dei progetti … alcuni esempi. A proposito della fornitura energetica tra i diversi interventi si introducono i rigassificatori rispetto ai quali abbiamo passato anni di lotte e per fortuna abbiamo il Tap. In termini di potenzialità di progetti di energia eolica, doppi rispetto ai nostri bisogni, fermi da anni per opposizione delle Regioni e delle Belle Arti [8] … si è messo in moto un meccanismo di semplificazione e messa in piedi una macchina che può intervenire. Si stanno rifacendo le ferrovie, rimettendo mano all’assetto delle scuole, e alla digitalizzazione che è la grande criticità di questo nostro paese.
[1] v. Paolo Baroni “Pnrr. Missione compiuta” quotidiano La Stampa 30 giugno 2022, pag. 8. Il tema verrà ripreso dal nel corso di una conferenza stampa del presidente del consiglio Mario Draghi al termine del Consiglio dei Ministri.
[2] v. https://buongiornodemocrazia.eu/2020/10/28/recovery-fund-e-recovery-plan-unoccasione-per-interrogarci-su-pianficazione-e-larte-del-fare-un-piano/ dove abbiamo affrontato la competenza del progettare in occasione del PNNR e NGEU con Riccardo Alloni nell’ottobre del 2020.
[3] Roland Barthes, “L’ovvio e l’ottuso. Saggi critici III”, ed. Einaudi, Torino – 1985-1986
[4] Aggiunge Antonio Santangelo «È solo un breve cenno a un tema che qui sarebbe troppo lungo da affrontare, ma è bene ricordare che sulla Grecia era stata fatta una politica di una durezza insensata pur in risposta a una politica dei greci “truffaldina”, ma una volta fatta la scoperta che avevano mentito per anni non si doveva massacrarli».
[5] Prendiamo l’intervento sul lavoro. Ricorriamo molto alla cassa integrazione, ma spendiamo pochissimo – un eufemismo – per le politiche attive (orientamento, formazione, supporto alla ricollocazione). Registriamo una incapacità dei Centri per l’impiego nel supporto alla ricerca di nuova occupazione.
[6] Aggiunge Antonio Santangelo che «le regioni che si trovano sempre in difficoltà sono Sicilia, Calabria, Puglia e Molise perché manca spesso la progettualità, mancano la capacità di indicare gli obiettivi e la strada per raggiungerli … quando progetti non devi fare il libro dei desideri ma fare una operazione di analisi dell’attuale, indicare i risultati che vuoi raggiungere, e che siano misurabili». v. anche Clauda Luise “Con l’idrogeno rilanceremo 28 aree industriali dismesse”, quotidiano La Stampa, 9 giugno 2022, un’intervista in cui il governatore del Piemonte racconta un progetto che ha avuto l’ok del governo. Progetto Hydrogen Valley, che prevede rientrino nel progetto in quanto regioni strategiche oltre al Piemonte, anche Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Puglia e Umbria.
[7] Aggiunge Antonio Santangelo che «per esempio la Regione Sicilia presenta 31 progetti e la cabina di regia li rifiuta tutti perché non avevano nulla a che fare con i temi ammessi al finanziamento». E anche che «il Tap, che porta il gas dall’Azerbaigian, è una infrastruttura che abbiamo grazie al fatto che governo Renzi e PD avevano tenuto fermo il progetto, mentre una sollevazione di popolo sosteneva il pericolo di disastro ambientale. Niente di tutto questo è successo».
[8] È dei primi di luglio la notizia che il TAR della Puglia ha annunciato il blocco della costruzione treno veloce Bari … accettando un ricorso in opposizione al progetto presentato da un comitato locale di cittadini.
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