La sedia, il sofà e l’umiliazione andate in scena a Istanbul

Il premier Draghi e le sue parole nelle conferenza stampa che insegnano molto a chi ascolta.  

Le cronache sono state invase da foto e commenti. Ne aggiungo uno. Parafrasando il titolo di uno straordinario libro di Hannah Arendt[i] direi che a Istanbul è andata in scena la “banalità del [comportarsi] male”.

Sarebbe stato sufficiente che Charles Michel si alzasse in piedi e si affiancasse alla presidente Ursula von der Leyen senza dire nulla, lasciando al seduto Erdogan il compito di risolvere la situazione.

Michel non ha fatto nulla cioè per evitare alla signora Ursula quella “umiliazione” di cui ha parlato il premier Draghi scegliendo una parola tanto importante nella conferenza stampa del giorno 8 aprile.

E questa è la parola che mi ha ricordato il libro della Arendt dove racconta descrive l’umiliazione personale e sociale inflitta dal potere a coloro che considera diversi da allontanare e di come il potere si impegna a rappresentare i comportamenti utili per la loro esclusione.  

La seconda parola su cui mi voglio soffermare è futuro. Nella conferenza stampa del 23 marzo un giornalista di radio radicale gli chiede se condivida le parole di Macron che il giorno prima aveva affermato la necessità di tornare a ritrovare il gusto del rischio. Draghi risponde che soprattutto è importante tornare a recuperare il gusto del futuro. E spesso nei suoi interventi collega speranza, futuro e giovani. E i giovani sembrano avere notato il fatto che sia stato uno dei pochi a interessarsi di loro, a parlare di loro. La figlia di una amica mi ha detto “parla di noi, lo ha fatto già questa estate“, ricordano il suo intervento al meeting di Rimini. Si sono viste recentemente le foto di ragazze e ragazzi con cartelli su cui campeggiava la frase cult ‘what ever it takes’ nelle manifestazioni per la riapertura delle scuole.

Un’ultima considerazione. Sul palcoscenico del teatro Italia sta andando in scena il piano vaccini e la sua realizzazione. È una rappresentazione collettiva del come si fa e si attua un piano attraverso il mandato del governo al generale Figliuolo, esperto di logistica. Possiamo riavvolgere il film al giorno in cui il premier Draghi chiede al generale di rivedere il Piano nazionale per la vaccinazione e viene fissato l’obiettivo delle 500 mila vaccinazioni al giorno. Il punto di partenza era di circa 30 mila al giorno. Nella conversazione[ii] in tema di pianificazione Riccardo Alloni diceva che “un piano per prendere avvio ha bisogno di una vision, di un leader che chieda alla persona incaricata di stendere un piano che contenga il come si può fare, che orienti sulla scelta di strumenti e del tempo che occorre per raggiungere l’obiettivo e quando fare dei check  … una vision e un insieme di attività che richiedono costanza, immaginazione, capacità di smussare i conflitti”.

Nella conferenza stampa del giorno 8 aprile Mario Draghi ha detto che è ottimista, che con il generale Figliulo si sente costantemente, che si sta affinando il processo per aumentare le somministrazioni – a partire dall’“oggi” (n.d.r. punte di + 300 mila e medie settimanali intorno alle 270mila) – e essere pronti a maggio, quando arriveranno molte dosi, a raggiungere l’obiettivo delle 500 mila giornaliere. E Draghi dice anche di passi avanti nella collaborazione tra le regioni e lo stato nazionale.

[i] H. Arendt, “La banalità del male”. Nel libro la Arendt racconta anche come il re di Danimarca indossò al braccio la fascia con la stella di David orientando così i suoi cittadini a indossarla e rendendo evidente cosa fare per non isolare gli ebrei e disorientare le SS.

[ii] Conversazione pubblicata su questo portale il 28 ottobre 2020 https://buongiornodemocrazia.eu/2020/10/28/recovery-fund-e-recovery-plan-unoccasione-per-interrogarci-su-pianficazione-e-larte-del-fare-un-piano/

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