Sabato 31 Agosto Isilda Armando, delegata della Cisl, originaria della Nigeria che ha avviato in Cisl Lombardia un progetto di empowerment e di formazione per i delegati immigrati e Francesco Wu, referente per l’imprenditoria straniera in Confcommercio e presidente onorario dell’Unione Imprenditori Italia-Cina hanno testimoniato la loro storia personale e professionale al Festival de l’Unità di Milano metropolitana, in un incontro dal titolo “Il contributo delle minoranze allo sviluppo del Paese”.
Francesco, il giovane imprenditore cinese che ora vive a Legnano, ha raccontato episodi della sua vita di bambino, quando intorno ai dieci anni, arrivò a Milano insieme alla famiglia, per ricongiungersi al padre immigrato da una città della Cina al Sud di Shangai. Raccontava che oltre alla scuola l’avevano aiutato nell’inserimento gli animatori di una associazione che si dedicavano a questi giovani, figli di immigrati, aiutandoli a partecipare ad attività di ricereazione e sportive utili, occasione per stringere amicizie con altri ragazzi della sua età. Un episodio mi ha emozionato: un giorno Francesco chiede all’animatore quanto lo pagano per quel lavoro, e l’animatore risponde che non lo pagano, che si tratta di una attività di volontariato. Francesco dice di essere rimasto molto disorientato: per la prima volta in vita sua aveva incontrato qualcuno che si impegnava in attività senza essere pagato, per il piacere di aiutare altre persone. “Da adulto, mentre studiavo ingegneria, mi sono sentito di fare la stessa cosa” ha concluso, “mi sono sentito di per restituire ciò che avevo ricevuto.
E questo è un tema su cui ha insistito molto Gianluca Pomo, nel suo argomentare le ragioni per sostenere la Proposta di Legge di iniziativa popolare detta dello Ius Culturae nell’intevista dei primi di agosto, pubblicata su queste pagine di Buongiorno Democrazia, dicendo che tra chi riceve ci saranno persone che troveranno la voglia di restituire e che a questo si ispira la proposta di legge.
Isilda, la sindacalista della Cisl, originaria della Nigeria, ha raccontato del suo sforzo di spingere le persone che lavorano a uscire dallo stereotipo che sembra imbrigliare l’incontro tra imprenditore e persona immigrata nella definizione dell’impiego. Raccontava, per esempio, di una certa tendenza a inserire persone che provengono da un paese del centro Africa nei lavori che richiedono fatica fisica. E di come i lavoratori di quei paesi si autolimitino nella ricerca, nelle prospettive dicendo che è inutile aspirare ad altro, tanto l’imprenditore mi propopne solo quel tipo di lavoro perchè solo così mi vede.
Anche lei si è soffermata sul sostegno individuale nel percorso di inserimento raccontando che a questo si ispira il progetto di “empowement” che sta seguendo, riprendendo il discorso di Francesco. Entrambi hanno detto che “sono le amicizie che stringi e gli affetti che nascono” nelle frequentazioni sociali, nella scuola e nel lavoro, che ti aiutano nel percorso di integrazione, ti sostengono aiutandoti a superare le difficoltà.
Questo mi ha ricordato una storia di Pari Opportunità e Azioni Positive, in un gruppo di Italtel voluto da Marisa Bellisario e formato da ricercatrici universitarie, rappresentanti del sindacato e dell’azienda (io ero nominata dall’azienda) che nella fine degli anni Ottanta si proponeva di trovare azioni concrete per rimuovere discriminazioni verso le donne, riguardo alle proposte di lavoro e carriera ai dipendenti in azienda. Tra le azioni il Gruppo aveva individuato una azione: l‘inserimento di donne in gruppi di manutenzione degli uffici, ruoli tradizionalmente riservati agli uomini. Tra le donne inserite, una sola ce la fece. Accettò di essere intervista per aiutarci a capire cosa avesse determinato il suo successo, purchè mi impegnassi a mantenere l’anonimato. Raccontò le difficoltà degli inizi, quando i suoi compagni di lavoro la accusavano di rubare il lavoro a loro padri di famiglia, e la inivitavano a tornarse a casa. Aveva adottato diverse tecniche di sopravvivenza, tra cui chiudere gli occhi e immaginarseli vestiti da donna quando le parlavano in quel modo. Ma, mi disse, l’aspetto decisivo, erano stati il sostegno del marito, operaio all’Alfa Romeo e del figlio. Entrambi l’avevano rassicurata e incoraggiata con il loro affetto, assicurandola che a un certo punto le cose sarebbero cambiate e l’avrebbero accettata. E così fu. Lo stesso argomento di Isilda e Francesco: l’affetto.
Con Isilda e Francesco, hanno partecipato al confrontoLuca Paladini, fondatore e portavoce dei Paladini di Milano, associazione che raggruppa attivisti per i diritti civili e i diritti delle persone omosessuali, Daniele Nahum responsabile cultura del PD per l’area metropolitana di Milano. Animatrice del dibattito Emanuela Vita, ideatrice e animatrice delle “cene di Kamba” l’organizzazione che promuove ‘cene multietniche’, con chef immigrati che preparano cene nelle case private di milanesi.
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