Ieri sera in un telegiornale è passata la notizia della nomina di Sandro Gozi nel governo Macron. In poche testate e quasi inosservata.
Una notizia che mi ha riempito di curiosità e interesse, anche se ho visto che molti già si sono pronunciati contro, e francamente alcuni non li condivido e molti non li capisco. Ho sentito parlare dal vivo due volte Sandro Gozi e sempre mi ha colpito la sua passione per l’Europa e per il sentirsi europei.
La prima fu a Milano, nel gennaio 2018. In quell’occasione Sandro Gozi, che aveva ricoperto nel governo di Renzi prima e di Gentiloni poi praticamente lo stesso incarico che oggi gli affida Macron, si definì un “giovane” della generazione Erasmus, tra i primi che circa vent’anni fa prendevano un treno dall’Italia diretti in altre capitali e città europee, per dare vita agli scambi tra giovani universitari che il programma promuoveva. Raccontò che prendeva un treno, che partiva da Firenze fermava a Bologna e poi a Milano, dove altri ragazzi salivano. Un treno con cui raggiungeva Parigi la mattina successiva. Aggiunse che, dalla stazione di Milano, il 19 gennaio del 1944 la giovane quattordicenne italiana Liliana Segre partì dal binario 7, destinazione Auschwitz. Sandro Gozi, in quel giorno del gennaio 2018 interveniva nell’iniziativa dal titolo “Gli Stati Uniti d’Europa”, promossa a Milano dal PD al Palazzo del Ghiaccio, e il giorno prima Lialiana Segre era stata nominata senatrice a vita dal presidente Mattarella.
Prima di questa conclusione aveva raccontato con passione delle iniziative da prendere a tutela della difesa dello stato di diritto messo in discussione in Europa da Orban e altri. Con passione presentava le opportunità che l’Europa rappresenta e la necessità disse “di dotarla di un ombrello sociale perchè solo con una Europa sociale, che si affianchi a quella economica si può sconfiggere la paura nei cittadini europei”.
La seconda volta che lo ascoltai fu nel febbraio di quest’anno in un incontro dedicato all’Europa, a Milano al palazzo delle Stelline. Gli organizzatori avevano immaginato che un sabato pomeriggio la cosa non interessasse tanto e molti, e la sala scelta era talmente piccola rispetto alla quantità di persone presenti che fu aperta in fretta e furia una sala con almeno il triplo dei posti a sedere e, dopo esserci trasferiti, si potè constatare che molte persone erano comunque costrette ad ascoltare in piedi e dal corridoio.
Sandro Gozi una volta ancora interveniva con immutata passione. Lui e una parlamentare francese raccontarono che stavano accarezzando l’idea di presentarsi in liste transnazionali che En Marche stava preparando in occasione delle successive elezioni europee: lei francese in un collegio in Italia e lui italiano in un collegio in Francia. Era stimolante proprio l’idea che cittadini di paesi diversi potessero parlare con cittadini europei di altre nazioni e rappresentarli.
Ieri la nomina di Sandro Gozi è stata come uno squarcio di futuro e di speranza. E’ la notizia di una nomina che ha mostrato una nuova strada, che mostra che per operare in Europa sui temi europei non importa in quale nazione si sia nati e cresciuti, mentre è rilevante che il progetto che si vuole sviluppare operi per consolidare l’armonizzazione tra le istituzioni europee e le istituzioni delle diverse nazioni. L’esperienza maturata con i governi Renzi e Gentiloni hanno evidente fatto immaginare che il contributo di Sandro Gozi possa essere altrettanto imoportante per la Francia come lo è stato per l’Italia.
E chi si dice contro vede i rischi e non le opportunità che si aprono.

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