Conversazione con Katerina Tavecchio. Katerina vive in Italia da quasi vent’anni e nasce in Cecoslovacchia. Ha sposato Marco e hanno tre figlie. Io l’ho conosciuta quando veniva a trovare Marco. Noi eravamo colleghi a Mosca dove avevamo lavorato per qualche anno.
La conversazione con Katerina inizia commentando la notizia che Rosa Maria Dell’Aria, insegnante di Palermo, è stata sospesa per ‘omessa vigilanza’ sul lavoro di ricerca dei suoi giovani alunni che avevano fatto un paragone tra il testo delle leggi razziali del 1938 e la nuova disciplina del diritto d’asilo introdotta dal cosiddetto decreto sicurezza. “Non capisco perché l’insegnante di Palermo è stata sospesa, cosa doveva fare? impedire ai ragazzi di fare un paragone tra il testo delle leggi razziali del 1938 e la nuova disciplina del diritto d’asilo introdotto dal decreto sicurezza e dire che ci sono similitudini?” E ancora “come hanno fatto a sapere che in quella scuola di Palermo si stava facendo quella ricerca? Chi ha informato il Ministro?”. Ne parliamo la prima volta verso la metà di maggio e prima delle elezioni, e Katerina dice che questo fatto le fa pensare alla scuola in Cecoslovacchia, e la totale assenza di opinione che la caratterizzava. Al tempo del ‘blocco dell’Est’, fino a quando cadde il muro di Berlino e si sgretolarono i blocchi. Lei allora aveva 14 anni e viveva in una piccola cittadina vicino al confine con la Polonia. Decidiamo insieme di riprendere e approfondire quella conversazione.
D. Come mai questo fatto ti ha fatto pensare alla tua scuola, durante il regime?
R.“Questa insegnante, punita per avere permesso una espressione di opinioni, mi fa pensare alla paura di esprimere pareri … il ricordo della mia infanzia è che noi studenti semplicemente non facevamo confronti, non esprimevamo e neppure sentivamo opinioni, né a scuola né a casa … Io non sapevo nulla della Primavera di Praga nel 1968, eppure mio padre aveva partecipato allora a manifestazioni studentesche.Quando la dittatura si sgretolò – avevo 14 anni e scoprii tutto questo – chiesi a mio padre perché non me ne avesse mai parlato prima, neanche in casa … Mi rispose che se racconti una cosa del genere a una bambina o a una ragazzina poi non puoi controllare che non ne parli, dunque meglio non dire … se si fosse saputo la famiglia avrebbe potuto avere problemi, … la mamma o lui perdere il lavoro …, questo mi diceva mio padre”.
D. Tu hai detto che se una persona si abitua a non parlare, prima che ci sia una scintilla non ti poni domande …
R. Se tu non conosci una realtà diversa non la vai a cercare… tu sai che quello esiste e in quello vivi, non mi pongo la domanda perché non penso neanche che ci potrebbe una realtà o una domanda diversa rispetto a quello che c’è, semplicemente vivo in quello che mi viene detto.
D. Quale scintilla è scoccata per te?
R. È stata quando sono arrivata a scuola una mattina, era tutto sbarrato, non si poteva entrare e c’erano i ragazzi fuori con le bandiere della Repubblica, della Cecoslovacchia. I ragazzi hanno iniziato a parlare di democrazia e di altre cose … io fino a quel momento non sapevo neanche che cosa significasse la parola democrazia. Anche noi più piccoli, quattordicenni, abbiamo iniziato a dire: vogliamo la discussione, vogliamo il dibattito perché lo sentivamo dire dai ragazzi grandi. Ma quando il professore si è seduto sulla cattedra e ha detto va bene discutiamo: silenzio assoluto … scena muta e il prof si è messo a ridere … è da lì che incominci. Se nessuno ti insegna che c’è la possibilità di discutere e di avere posizioni diverse, non ti metti a discutere, non ti viene naturale …
D. Hai detto una cosa molto interessante: ‘non ti viene naturale’ … Agnes Heller (filosofa ungherese) nella sua biografia scrive ‘che i re sono naturali, il capofamiglia è naturale, la democrazia no, non è una istituzione naturale ed è per questo che è sempre in pericolo e bisogna imparare ad averla …
R. Non è naturale, è così. Tu porti avanti quello che ti insegnano da piccolo e se la famiglia, la scuola tutto quello che ti sta intorno funziona in un modo totalitario dove uno solo decide cosa e come fare e gli altri lo seguono in tutto, a te bambino viene naturale fare così e poi quando quando diventi grande ti viene naturale portare avanti quel modello, … sei un cavallo con i paraocchi.
D. Non senti i rumori delle ‘cose’ che ti arrivano di lato? Al di là del paraocchi?
R. Non le senti perché non ci sono… di lato c’è solo il silenzio … tutti quanti eseguono. Qualche giorno fa una delle mie figlie, la più piccola che ha sedici anni mi ha detto … tu e tutti quelli della tua generazione nel tuo paese scrivete nello stesso modo, avete la stessa calligrafia … Mi ha fatto pensare. Noi avevamo i modelli prestampati e dovevamo scrivere la lettera nello stesso modo del modello e se la scrivevi diversa te la stracciavano … Per ogni piccola cosa c’era un modello da seguire … Impari a memoria e ripeti.
Ringrazio Katerina per il tempo dedicato e la disponibilità a pubblicare queste riflessioni. Le elezioni sono passate. La professoressa Rosa Maria Dell’Aria è tornata a scuola. E i suoi alunni le hanno regalato un mazzo di rose, un rosa per ogni giorno di sua assenza dalla scuola. Il provvedimento non è stato modificato, e lei ha fatto ricorso perché le venga reintegrato lo stipendio che le è stato tolto. Un ricorso, credo, che è anche un impegno a fare ogni passo possibile per difendere democrazia e libertà di opinione.

Lascia un commento